È ancora visibile il perno di ferro che fissava la testina, spezzato allo stesso livello della frattura del collo, e dunque documentazione di un primo restauro del pezzo, successivamente rottosi anche nella parte inferiore. . 40 Calabi Limentani 1961, p. 872; per Arria Fadilla cfr. Cornelius Repentinus, sono da attribuire imponenti lavori presso il grande anfiteatro flavio, forse consistiti nel restauro dell’edificio stesso, e che comunque valsero al committente l’erezione di un monumento onorario nei pressi della struttura, del quale resta la dedica iscritta posta dalla Colonia, e probabilmente di un’altra statua nel Foro (Rione Terra)41. L’insediamento si chiamava, in epoca preromana, Lutecia, nome legato probabilmente al termine celtico, poi romanizzato, di “luto o luteo“, cioè fangoso, paludoso. La possibilità che il nostro personaggio sia da connettere con altri due scultori, il plastès Arrius Stratocles attivo a Roma (E. Loewy in IGB, 9552), ed il giovane L. Arrius Secundus, marmoraio morto diciannovenne a Catania (CIL X, 7039), è stata segnalata dalla Calabi Limentani, che mette i tre in relazione con Arria Fadilla, madre di Antonino Pio40. Ci sono 3 persone in Italia che portano il nome Maria Antonia e il cognome Parisi. Da una parte, infatti, il costo delle operazioni necessarie alla realizzazione ed al trasporto del calco doveva incidere in misura non piccola sul valore venale delle riproduzioni rispetto alle creazioni eseguite direttamente a mano libera da uno scultore sul posto13. p. 87-89). 32 Avillii sono noti in Campania ad Abellinum (CIL X, 1207; AE 1981, 231; 234), Surrentum (CIL X, 717) e Nuceria (CIL X, 1090), e nel Lazio, presso Trigoria (AE 1974, 134) e Velletri (CIL X, 6596). A social and cultural study of the villas and their owners from 150 B.C. 1. Più raro il lemma scalptor/sculptor, attestato in Plinio il Giovane e Firmico Materno, oltre che in alcune epigrafi, e che riveste un significato più generico, definendo qualunque artigiano che incida pietre, e comprendendo, dunque, anche i gemmarii36. Costui potrebbe aver offerto proprio una sua creazione, la quale, suggerisce il De Franciscis, potrebbe forse essere riconosciuta nel busto citato sopra46. Negli spazi dedicati a Pozzuoli, poi, sono esposti oggetti per così dire parlanti: l’epitaffio di un marmorarius (sala 36), accanto ad altri quali il ritratto di Commodo che si può forse attribuire ad una bottega puteolana nota da iscrizioni oggi perdute (sala 34), nonché gli interessanti materiali recuperati a più riprese nel tratto sommerso della ripa, nel quale è stato riconosciuto quel vicus Lartidianus i cui inquilini erano in parte dediti proprio alla lavorazione del marmo, come testimoniano i reperti esposti nella sala 36. I Parisi, detti anche Quarisi, probabilmente variazione del nome gallico “Kwaris“, erano una tribù celtica della Gallia che, già in antichità (III sec. 45; 46; 49; 50). Di questi ultimi, numerosissimi, si presenta un’ampia selezione, che esclude solo le schegge di lavorazione ed i frammenti illeggibili, mentre per quelli tipologicamente più numerosi – sostanzialmente sezioni di arti non meglio identificabili, prodotti per il restauro di statue danneggiate – si è operata una scelta, presentandone un campione significativo in relazione alla funzione. 38L’esame delle tecniche scultoree denuncia chiaramente la presenza contemporanea nell’officina del vicus Lartidianus di artigiani che fanno capo a due tradizioni differenti, una orientale, l’altra di tipo occidentale. 32Marmo biancoAlt. 27 – Cat. Felletti-Maj 1951; Denti 1985; Corso 1992. S.2, Pozzuoli, cantieri S.O.Fer 1972. Fig. 88I frammenti qui schedati presentano per lo più superficie dilavata e corrosa; del piede S.11, calzato, si conserva la parte anteriore che, date le dimensioni, doveva essere stata concepita per una statua colossale. Il frammento S.33 presenta una voluta. Le elici mancano del tutto, ed al centro è una foglietta dai lobi frastagliati sormontata da due infiorescenze laterali più piccole che svolge finzione di calicetto per un breve stelo che termina sull’abaco in una rosetta a tre petali col bottone centrale punteggiato di fori di trapano. 80Le forme della figurina sono state delineate con pochi solchi tracciati dal trapano continuo che, oltre a definire il profilo esterno della gamba sinistra, descrive con una linea sinusoidale i contorni dell’interno della gamba destra e separa entrambe le braccia. Nello specifico, la nuova presentazione dei frammenti dei calchi in gesso di famosi originali greci, rinvenuti in un ambiente delle c.d. 1Lo studio che segue deriva, come altri contenuti in questo stesso volume, dai dati raccolti sull’abbondantissimo materiale preso in considerazione durante il lungo lavoro di progettazione ed allestimento del nuovo Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia. 42Come si è accennato sopra, si è preferito presentare a parte il catalogo dei frammenti recuperati negli scavi Armstrong (1888) e S.O.Fer (1972), molti dei quali necessitano di una discussione particolareggiata che avrebbe appesantito il testo. D’altro canto, la circostanza che le firme dei copisti siano numerose nel panorama, viceversa povero di questo tipo di evidenze, che la scultura romana generalmente fornisce, vale da sola a sottolinearne l’importanza14. 15Per la successiva età imperiale, un certo numero di personaggi locali coinvolti a vario titolo nella produzione di sculture in marmo è attestato da iscrizioni di Puteoli e delle città flegree27. 40-41; cat. cm 8. I confronti più calzanti inducono a pensare che la pettinatura comportasse una sorte di alto tupè formato da longhe trecce strettamente composte a tronco di cono, comune alle acconciature in voga nella casa imperiale tra Matidia – nipote di Traiano e suocera di Adriano – e Faustina Maggiore – moglie di Antonino Pio64. Fig. Tra i personaggi illustri ricordiamo la celebre ballerina e showgirl di origini statunitensi Heather Parisi, lo scrittore Goffredo Parise, l'attrice Alessandra Parisi, gli architetti Alfonso e Giulio Parigi. In particolare un confronto assai calzante sono le volute dei capitelli del cosiddetto Tempio Corinzio di Pozzuoli72, già richiamato a proposito di alcune sculture in catalogo. 5), databile in età antonina, riporta l’epitaffio di A. Arrius Chrysanthus che si definisce marmorarius34, cioè artigiano del marmo, verosimilmente scultore. 37), datato al regno di Marco Aurelio, praticamente identico il trattamento della testa, la notazione della pupilla, la tecnica nell’impiego del trapano68. cm 7. cm 12; prof. cm 9,5Inv. 52Il kalathos è rivestito in basso da una corona di foglie d’acanto spinoso a cinque lobi ciascuno articolato in fogliette appuntite dalla sezione a V. Le punte delle fogliette, toccandosi le une con le altre, formano sequenze di triangoli, trapezi e rombi aperti in alto. 44-6; 48-51Marmo proconnesio.S.21: alt. Significato, origine e diffusione del cognome Parisini. 72fig. 320454Alt. 48 – Cat. Il cat. 1 Questo lavoro è dedicato a Claudia, in ricordo delle giornate trascorse nei sotterranei del Museo Archeologico Nazionale di Napoli e, più tardi, di quelle meno umide e polverose, al sole di Baia. 39In sintesi, i rinvenimenti sottomarini del tratto di ripa prospiciente i cantieri Armstrong-Sofer ci informano che la zona si chiamava in antico vicus Lartidianus, che vi risiedevano numerosi stranieri e vi avevano sede officine di marmorari. 9). 40-1Marmo biancoS.17: alt. 56Il kalathos è rivestito in basso da una corona di foglie d’acanto spinoso a cinque lobi, ciascuno articolato in fogliette appuntite dalla sezione a V. Le punte delle fogliette, toccandosi le une con le altre, formano sequenze di rombi e trapezi. Catalogo della mostra, Roma, 2005, Felletti Maj 1951: B. M. Felletti-Maj, Afrodite Pudica, saggio di arte ellenistica, in ArchCl, III, p. 41-62, Forma maris 2001: P. A. Gianfrotta e F. Maniscalco (a cura di), Forma maris. In questi laboratori, com’è sempre stato nella tradizione puteolana, collaboravano fianco a fianco artigiani di formazione orientale e personale locale. Fig. cm 10; largh. Nelle zone non rifinite è abbastanza evidente il lavoro di uno scalpello largo (ca. cm 10; spess. S.3, Pozzuoli, cantieri S.O.Fer 1972 (Foto S.A.N.). 32.3 di Capua, in un testo del 105 a.C. (CIL I2, 2947), è, per l’appunto, un M. Arrius A(uli) f(ilius). Divertiti a generare altre mappe del cognome dei tuoi conoscenti e a guardarne la diffusione. Il Vaglieri, invece, pensa che il Claudius qui menzionato non sia sacerdote della Bona Dea, ma di un’altra divinità (Vaglieri 1895, p. 1014). Visualizza su mappa la distribuzione del cognome parisi, © Italiaonline S.p.A. Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.à r.l. cm 7,5; largh. Fig. cm 8; spess. 35 Una lista completa degli Arrii in Campania, puteolani compresi, è in D’Isanto 1993, p. 68-70; qui il nr. 23), lavorata per congiungervi la capigliatura, eseguita a parte, che mostra, in ciò che conserva dell’acconciatura, tratti comuni alle pettinature in voga nella casa imperiale tra Matidia Maggiore e Faustina Maggiore, ed un ritratto pure femminile, di donna velata (cat. 53fig. Dunque, un altro elemento per la riparazione di una statua danneggiata. 25), forse una testina di Attis (cat. cm 27; largh. Un redemptor è, in generale, chi si incarica, dietro compenso, di un’impresa a fare; il termine, accompagnato dall’apposizione marmorarius, indica dunque l’appaltatore di costruzioni, decorazioni, opere in marmo30. 8 La prima notizia del rinvenimento fu data da M. Napoli in BdA, XXXIX, 1953. 17Oltre a firme di scultori e menzioni di impresari coinvolti nella realizzazione di opere marmoree, il ricco patrimonio epigrafico puteolano ci ha lasciato un certo numero di citazioni di scultori, esplicitamente attestati come tali. De Franciscis, Due ritratti di Commodo, in BA, XXXVII, 1952, p. 289-292, De Franciscis 1973: A. In Lombardia e in Piemonte vi sono molte famiglie che si chiamano Parisio e in Emilia Romagna invece Parisini. 87fig. Marmorarius -EAA, IV, 1961, p. 870-875, Caldelli 2005: M.L. 40 – Cat. 5Il 29 giugno del 1923 la piro-draga A. Parodi incrociava nello specchio d’acqua di fronte al cosiddetto tempio di Venere a Baia; l’equipaggio era impegnato nelle operazioni preliminari per la costruzione della nuova banchina del porto, quando uno dei secchioni di dragaggio issò a bordo due «scogli» decisamente particolari. Al di sopra del kyma, un nastro a sezione concava e andamento «a lira» termina sotto gli spigoli dell’abaco in due volute che si arrotolano decisamente alle estremità. Ostrow 1979; per l’anfiteatro flavio, i restauri del ii secolo ed i capitelli ad essi attribuibili, per l’iscrizione di Repentinus ed il suo ruolo nei restauri dell’opera cfr. Nei primi due secoli dell’impero, grazie alla favorevole posizione geografica ed alle infrastrutture portuali di cui l’intera ripa era dotata, l’attività di redemptores marmorarii nonché di scultori e decoratori ad essi connessi fiorisce in città: vi sono attestati commercianti e scultori fino al ii sec. 70). 91fig. 4)6. S.33, Pozzuoli, cantieri S.O.Fer 1972 (Foto S.A.N.). 5, 1958-9, p. 15-25, Schackleton Bailey 1965: D. R. Shackleton Bailey (a cura di), Cicero’s Letters to Atticus, I, Cambridge, 1965. Infine, è nota da fonti epigrafiche una Aedes divi Pii nella quale il senato locale usava riunirsi, e che si è recentemente proposto di identificare con il c.d. Si tratta di sette capitelli corintizzanti di lesena, di due tipi differenti: il primo (catt. «Tempio Corinzio», un edificio parzialmente scavato negli anni ’920 e del quale rimangono imponenti elementi della decorazione architettonica in marmo proconnesio e cipollino, conservati oggi presso l’anfiteatro di Pozzuoli, e di prossima ricomposizione nel nuovo Museo di Baia43. Fig. Tracce di una lunga ciocca che scendeva a spirale sullo stesso lato del collo non sono purtroppo un elemento sufficiente per ricostruire l’aspetto originario dell’acconciatura, che era comunque in buona parte nascosta da uno spesso velo. cm 30; largh. Al di sopre del kyma, al centro della composizione nascono due volute con sezione concava, che si arrotolano decisamente alle estremità. III, 7, 12; per le fonti epigrafiche Calabi Limentani 1958, p. 159 e 164 n. 100, Ead. Infine, si esamina l’unica bottega puteolana a proposito della quale si posseggano dati archeologici: il contesto del cosiddetto «portico delle ninfe», oggi sommerso, ma indagato a più riprese tra la fine dell’800 e gli anni 70 del xx secolo. Dal loro incontro in uno nasce una foglia di quercia con due bottoni, graziosamente intagliata. Tra le foglie nascono elici piuttosto ridotte e volute più ampie, entrambe con sezione a nastro e andamento verticale, che si arrotolano decisamente alle estremità. C.n. Un frammento di questo calco fu infatti rinvenuto nel 1954, stipato insieme a centinaia d’altri in un ambiente di servizio delle c.d. 75La figura, mancante delle braccia e delle gambe sotto il ginocchio, è altresì priva della testa. 4 Sulle statue e sul tipo cfr. 13 – Capitello di lesena cat. La lavorazione all’altezza del collo per la giunzione con il retro del piede e con la gamba lavorati a parte, suggerisce che anche questo sia un tassello di restauro atto ad integrare una statua. In realtà i due esemplari ostiensi citati a confronto sono realizzati in due marmi diversi: uno è in proconnesio (fig. A social and cultural study of the villas and their owners from 150 B.C. Fig. 651, cfr. I, 10; Firmico Materno, Math. 36-7), mentre altri piccoli oggetti possono essere identificati come frammenti di trapezofori o di vasi marmorei (catt. 89fig. to A.D. 400, Fig. Il cognome Parisi è panitaliano, è molto diffuso in tutto il sud Italia, ma è presente anche al nord. Un’iscrizione, pure puteolana, letta a Napoli e della quale si conserva solo la trascrizione, reca il testo seguente (CIL X, 1648): Imp(eratori) Caes(ari) M(arco) Aurel(io) Commodo / Antonino Aug(usto) Pio p(atri) p(atriae) / duovir(o) quinquenn(ali) / Fl(avius) Pytheas marmorarius. d.C. inoltrato, forse ancora in diretto contatto con la casa imperiale. 79, con ampia bibliografia. 24 D’Arms 1972, p. 251-253; Coarelli 1996, p. 315. 56 Il Fulvio elenca «quaranta capitelli di pilastro di circa 30 × 30 cm, corintizzanti ed alcuni figurati con Aquila o Aquila e serpente, di cui 33 con un solo ordine di 3 foglie, volute ed elici che terminano sotto al fiore». 32Apparteneva ad un bassorilievo la testina di cavallo che trova un impressionante confronto nel fregio del Tempio Corinzio di Pozzuoli (cat. D’Arms 1970: J. H. D’Arms, Romans on the bay of Naples. 32 – Cat. , al centro della composizione, nascono due volute con sezione concava, che si arrotolano decisamente alle estremità. 99I frammenti S.24, decorato con kyma ionico, e S.31, ornato da kyma lesbio continuo, sono di difficile identificazione; mentre il cat. 37Lo stesso criterio stilistico consente di approfondire l’indagine anche sui capitelli puteolani. cm 30; largh. cm 30; largh. Fig. Brouwer 1989, p. 87-89, nr. 15 – Capitello di lesena cat. cm 15; largh. S.11, Pozzuoli, cantieri S.O.Fer 1972 (Foto S.A.N.). Fig. S.5, Pozzuoli, cantieri S.O.Fer 1972 (Foto S.A.N.). Demma 2007, p. 298 s., in part. ionico con stretti sgusci, ovuli allungati e appena tronchi in testa separati da sottili lancette, inquadrato ai lati da due emifoglie d’acanto spinoso con fogliette appuntite dalla sezione a V. Le punte delle fogliette si addossano al profilo inferiore dei lobi superiori formando zone d’ombra oblique. 61Il kalathos è rivestito in basso da una corona di foglie d’acanto spinoso a sette lobi ciascuno articolato in fogliette appuntite dalla sezione a V. Le punte delle fogliette non toccano le foglie vicine, ma si addossano alle fogliette inferiori dei lobi superiori della stessa foglia formando zone d’ombra ricurve all’interno affiancate a piccoli triangoli esterni. cm 22; largh. 21 – Capitellino di Pilastro, Ostia (da Pensabene 1973). Camodeca 2000-1: G. Camodeca, Lo stadium di Puteoli, il sepulchrum di Adriano in Villa Ciceroniana e l’Historia Augusta, in RendPontAc, 73, 2000-2001, p. 147 ss. An examination of the finds reconstructs the chronology and the activity of the workshop; the training of the workers; the type of products and the marble used. La traccia del perno metallico nella zona posteriore lo qualifica come un tassello da restauro. S.14 e fig. 165485. cm 18; prof. cm 8Inv. cm 3.5; S.26: alt. Al centro è la figura di un’aquila con le ali spiegate che poggia sulla cima della foglia centrale, il capo rivolto a destra. Landwehr in MACF III, p. 111). La notevole diffusione del cognome Parisi (secondo la ricerca Cognomix, 8207 famiglie in Italia) conferma da sola, quanto sostenuto da molti studiosi tra cui anche il De Felice secondo cui Parigi ne sarebbe solo un adattamento regionale soprattutto toscano. Fig. Vorresti scoprire come e quanto è diffuso in Italia? Si distinguono tuttavia I tratti appena accennati e schematici di un vecchio Sileno: capigliatura in vaporose e mosse onde ai lati del capo, barba a grosse ciocche, naso largo e schiacciato, arcate sopraciliari dritte e pupille segnate al centro dal classico foro circolare. cm 8; lungh. 29Marmo bianco, probabilmente greco insulareAlt. 165509 (S.19); 165506 (S.20). cm 11; spess. 10 – Pianta delle strutture pertinenti al. Per la datazione giulio-claudia dell’iscrizione cfr. S.18, Pozzuoli, cantieri S.O.Fer 1972. 41La città di Puteoli, dunque, fu già a partire dalla tarda repubblica, connessa alle vicende del commercio di opere d’arte, gentes di origine puteolana e le loro ramificazioni in oriente giocarono un ruolo di primo piano nel mercato dell’epoca, fungendo da mediatori commerciali e patroni di artisti e scultori greci rinomati che venivano a lavorare a Roma su commesse della più alta élite urbana. Visualizza su mappa la distribuzione del cognome. In questo modo, però, verrebbe a mancare dal testo la menzione del dedicatario, che non potrebbe essere identificato con il sacerdote Claudio Philadespoto, dal momento che il suo nome è in ablativo, in costruzione assoluta assieme alla parola «sacerdote». 36 Cfr. A.1; A.2; A.4; A.6) la foglia centrale è sostituita da un kyma ionico al di sopra del quale è una coppia di volute unite in basso, che inquadra un motivo centrale sull’abaco: un’aquila che stringe un serpente tra le zampe o fiori di forma varia. Pare infatti che il suo culto nel circondario pare fosse molto diffuso, testimoniato dal ritrovamento di una sua statua nell’Abbazia di Saint Germain des Pres e dalle numerose tracce della presenza in epoca di numerosi templi a lei dedicati. 26). 95fig. La linea superiore del kalathos è ben marcata tra le due volute, perfettamente parallela all’abaco, e si perde in corrispondenza degli spigoli. 47 – Cat. La sezione superiore della capigliatura era spesso lavorata a parte e riportata insieme alla parte posteriore del cranio, come avviene, ad esempio, nella testa di Marciana che completa una statua panneggiata rinvenuta nell’Anfiteatro Maggiore della stessa Pozzuoli65. 53-4Marmo bianco (S.32 e 33); Alabastro (S.34 e 35)S.32: alt. Il piumaggio dell’uccello e le scaglie del serpente sono rese con piccole figure geometriche minutamente descritte. Parisi è un cognome italiano, diffuso prevalentemente nel nord e nel sud Italia. 71Per abbozzare la testina è stata utilizzata una subbia per definire i contorni esterni della massa, ed uno scalpello per eliminare il marmo in eccesso. Presenza. In sostanza uno schema simile al tipo dell’Ercole Farnese, più volte ripetuto su rilievi e statuine, complicato dall’incrocio delle gambe, posizione pur attestata nella documentazione scultorea a partire dall’età ellenistica67. Fig. Fig. da cm 35 a cm 26; spess. C. Avianus Evander (1c); Hatzfeld 1919, p. 229-230; D’Arms 1972, p. 251; Pearce, Bounia 2000, p. 114-119. 20 – Capitellino di Pilastro, Efeso (da Mercklin 1962). cm 2; S.34: alt. Parisi è un cognome tipico della Sicilia e della Calabria, diffuso anche nel resto d'Italia. da cm 40 a cm 28; spess. Naturalmente il visita-tore, e in particolar modo lo specialista, hanno la possibilità di enucleare una serie di tematiche specifiche, potendo seguire nella visita, a prescindere dall’ordinamento delle collezioni, lo sviluppo dell’architettura, della scultura e delle arti decorative nel comprensorio, anche nei loro riflessi di contesto mediterraneo, con evidenti tracce delle presenze e degli influssi culturali lasciati dai gruppi di orientali che a lungo, e in epoche diverse, hanno frequentato l’area flegrea.
2020 diffusione cognome parisi