Contano il gioco delle influenze, le protezioni. L’illusione teatrale viene contemporaneamente costruita e allontanata con quello strabismo esegetico con cui Savinio, da «grande dilettante», guardava il mondo. Se è ancora da antologia il ruolo della zitella in Un equilibrio delicato di Albee per la regia di Mario Missiroli, il male di vivere che serpeggia in questo testo (Albee è autore anche di Chi ha paura di Wirginia Woolf), sembra essere lo stesso che ha spento la solarità della donna Moriconi. Il contatto quasi carnale che attraverso l’istinto l’attrice riesce immediatamente a raggiungere col personaggio sin dalla prima lettura del testo, viene distanziato durante prove estenuanti che l’attrice esercita in solitudine leggendo ad alta voce sempre più in fretta all’aperto sino ad essere totalmente padrona dello statuto del personaggio e a potere poi tramite fraseggio e coloriture della voce, intensità degli sguardi metterlo a confronto con la parte profonda del sé e creare indirettamente quel filtro sottile che le consente di raggiungere la pienezza interpretativa restando se stessa: Confesso che mi accorsi di quanto importante sia la voce un giorno in cui stavo preparandomi a recitare al teatro di Siracusa, così vasto, all’aperto, dove non puoi ricorrere ai trucchetti d’esperienza. Necessita pertanto non di un ritorno all’attore-mattatore, ma di una coralità guidata da un regista dove si opera quell’alchemica combinazione tra tutti i codici dello spettacolo che è prodotta da «una drammaturgia di comportamenti collettivi». Indirettamente esso si delinea, oltre che nei saggi introduttivi al volume Come uno specchio 4 (che le ha dedicato il Centro Attività Teatrali Valeria Moriconi), anche nelle interviste ivi raccolte che, mentre ci restituiscono l’appassionata visione di cinquant’anni di teatro italiano attraverso il suo sguardo, testimone e critico insieme, si fanno luogo di una involontaria autobiografia. [ menù ], 3 L. Invernizzi, Se ne parla. […] La Moriconi pare fatta apposta per indossare sgargianti costumi e fiammeggianti acconciature barbariche. Queste cose le avevano capite bene i greci: il complesso di Edipo è la maledizione antica delle donne contro il maschio. La comunicazione tende spesso a farsi provocazione contro «un paese senza memoria, in cui è fallito tutto» 60. Con Filumena ci siamo venute incontro, ci siamo guardate da lontano per un po’ di tempo. Se godo di un certo credito, se sono un’attrice di un certo tipo, lo devo a Franco. si vende ormai come un detersivo, con buona pace dei testi e dei contenuti. Esse le consentiranno, specie dopo la fine del rapporto con Enriquez, di superare certo naturalismo d’avvio nella recitazione (l’aggressività di cui parlava il regista), di seguire la linea di aggiornamento del repertorio da scegliere che lui aveva iniziato. Una voce che sa sillabare, farsi delicata e rarefatta quando legge per la Pasqua del teatro, nell’84, i Vangeli apocrifi di Craveri 51. Nella recensione di Prosperi si legge però, tra le righe, il limite di una regia che finisce spesso per adeguare il tessuto recitativo di tutta la troupe alla figura della Moriconi, calcando le tinte anche su oggetti ed abiti di scena capaci di surrogare il dominio scenico della protagonista femminile e favorire l’immedesimazione del pubblico nel personaggio. La dignità di Filumena, donna del popolo è allora la stessa dignità che aveva cercato di dare alla regina Cleopatra, una dignità che le deriva «dal rispetto di se stessa» 44 e in ognuno dei personaggi femminili interpretati c’è «un apporto alle problematiche della donna» 45 vista «con gli occhi della gente d’oggi che vive certe situazioni» 46. L'istituzione culturale è nata nel 1785 quando Mons. É una forza della natura, non è mai stupida e capisce che la cultura è il contrario del rispetto delle regole. […] Come tutti i provinciali amo viaggiare, ma il mio punto fermo è sempre lì, nelle Marche, dove potrebbero portarmici di nascosto con gli occhi bendati, dopo giorni di viaggio, con le orecchie piene di cera, e io saprei riconoscere senza nessun dubbio che sono « arrivata a casa». Si ritorna dunque a quel problema del repertorio su cui già aveva lavorato con intelligente intuizione Enriquez. La scelta di interpretare nello stesso anno Emma B vedova Giocasta di Savinio è illuminante 37: il potenziale creativo del teatro italiano viene ad affermarsi individuando un testo e un autore straordinari per intelligenza ma estranei al consumo e al grande pubblico. Credo di dovergli quasi tutto quello che so. Sarà opportuno allora soffermarsi un momento sulla straordinaria vis comica dell’attrice, una forza che si nutre della mobilità e dell’arguzia degli occhi, di una bocca imbronciata e fanciullesca, ma soprattutto di intelligenza nell’utilizzare risonanze linguistiche e divertite citazioni derivate dai personaggi precedentemente interpretati, da Mirandolina a Caterina, con guizzi e intonazioni che toccano persino l’operetta . Sulla nostra scena la donna muore adultera a 35-40 anni e rinasce, nonna, a sessanta. [ menù ], 7 S. Sbarbati; Jesi e la sua valle, 16 marzo 1972 ora in Come in uno specchio cit., p.105 e Renata Valeri, Valeria: “E’ meraviglioso avere quarant’anni”, «Domenica del Corriere», 31 ottobre 1972, ora in Come in uno specchio cit., p.107. «Il democratico centralismo» imposto da Enriquez alla Compagnia dei Quattro vuol dire anche disciplina, oltre che libertà, e sodalizio nel dare vita ad un organismo che si tenta di rinnovare oltre che nelle scelte di repertorio, negli stili di recitazione e di allestimento (a cominciare dalla precisa consapevolezza della funzione dello spazio scenico che Luzzati sa poeticamente e cromaticamente restituire), nel polo dialettico istituito tra la realtà storico culturale in cui l’opera da portare in scena è nata e il presente. Poi ho fatto con lui delle commedie in televisione: anche lì mi insegnava; mi diceva: «Vedi? madame sans-gene regia lorenzo salveti compagnia valeria moriconi. A scoprirla sul grande schermo è Alberto Lattuada che la vuole ne Gli italiani si voltano, episodio di Amore in città, e ne La spiaggia. Copia proveniente dall'Istituto Luce Cinecittà. [ menù ]. In questo passo, dove magistralmente si combinano spontaneità e calcolo, dosata alternanza di donna e attrice, si riconosce quella dote di ironista cui ho fatto cenno: non solo perché un particolare, nello specifico, un personaggio, richiama l’insieme (la condizione della donna vista dalla parte di lui nel testo teatrale) da cui è stato estratto per farlo maggiormente emergere, ma soprattutto perché il circuito di senso percorso tende a sottolineare, rispetto all’immobilismo del teatro italiano in merito all’immagine del femminile, la novità della Mirandolina di Goldoni - Enriquez. SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE Regia ROBERTO GANDINI TEATRO STABILE DI ROMA, LA TEMPESTA Regia GLAUCO MAURI Compagnia GLAUCO MAURI, 1996 La prima tappa di questo viaggio la veda in scena a Jesi (dove era nata il 15 novembre 1931), luogo dell’anima, luogo di una infanzia felice accanto ad un padre amatissimo, ad una madre colta, dolce e permissiva: Mio padre mi ha insegnato l’ottimismo, la coerenza, l’onestà, l’importanza di parlare per evitare inutili malintesi. [ menù ], 4 Un primo tentativo di ricostruzione della vita e della vita scenica dell’attrice emerge dai saggi di A. T. Ossani (Sguardi intrecci segni .Valeria Moriconi nel teatro italiano del Novecento) e di F. Cecchini, Sulla scena della comunicazione. [ menù ], 48 G. Manin, La Moriconi è già Filumena, «Corriere della Sera», 9 novembre 1986, ora in Come in uno specchio cit., p.197. E quelle pur celebri di Regina Bianchi, e di Valeria Moriconi. L’ANATRA ALL’ARANCIA Regia PATRICK ROSSI GASTALDI Compagnia PLEXUS, 2000 [ menù ], 51 R. De Monticelli, «Corriere della Sera», 21.4.1984 ricorda come Craveri abbia fatto per l’occasione «un montaggio drammaturgico di testi Ebioniti, dei Nazirei, dei Nicolaiti, degli Gnostici per non citare che alcune delle remote comunità da cui essi traggono origine »; testi che aveva precedentemente raccolti e pubblicati. Fu però agli inizi degli anni Sessanta l'incontro con Franco Enriquez a promuoverla prima attrice della Compagnia dei Quattro, a fianco di Glauco Mauri, Mario Scaccia e lo scenografo Emanuele Luzzati. 293-4. E così uno spettacolo ben riuscito è la somma di tante scelte giuste, e voilà ecco il talento di un attore 42. Attore e spettatore sempre di se stessa, la Moriconi tesse nelle interviste una immagine di sé e del proprio lavoro insieme verace e menzognera e come ogni ironista «è entrata » direbbe Baltasar Gracian «nella pelle della propria apparenza». L’incontro tra le varie componenti dello spettacolo, unico modo con cui può salvaguardarsi l’arte teatrale, indica umiltà nell’offrirsi a qualcuno che possa plasmarla, insegnarle a ricominciare da capo; una smania di professionalità e di conoscenza che si attiva nella dinamica interpretativa dove porta però anche l’arroganza della propria bravura 53. 1992 soldati a inglostad regia adriana martino compagnia martino. Ha paura. PECCATO SIA UNA PUTTANA Regia FEDERICA RESTONI, 2002 FESTA PER IL COMPLEANNO DEL CARO AMICO HAROLD Regia PATRICK ROSSI GASTALDI, 1998/1999 NATO IL 16/03/1955 A VARESE Per la proiezione del film Le soldatesse si ringraziano Lanterna editrice e Minerva Pictures. Il viaggio nella memoria della Moriconi ritorna spesso ad Eduardo e a Totò: La cosa straordinaria che hanno uomini come Eduardo e Totò è la capacità di reinventare ogni volta la battuta che devono pronunciare. Quanto abbia contato la Moriconi nel successo della compagnia è scontato dirlo; quanto dignitosa e forte sia stata la costanza della compagnia nel tentare un nuovo tipo di teatro per creare anche un nuovo pubblico è altrettanto indiscutibile. Quando una scenografia nasce da un cervello d’artista non ha bisogno di un tavolo nero o di un materiale pesante come il ferro. Il risultato è un esempio originale di neorealismo rosa interpretato da grandi attori. $(document).ready(function () { L’utopia si fa allora progetto: come direttore artistico del Pergolesi, quando pensa che l’idea che debba nutrirlo stia nel proporre un teatro di vita e insieme popolare, mette in scena La rosa tatuata di Tennessee Williams, per la regia di Gabriele Vacis, senza alcun timore di confronto col ricordo di Anna Magnani che vinse un Oscar per l’interpretazione del film omonimo. A questo punto le posseggo completamente e posso passare alla calibratura della voce in rapporto alla psicologia del personaggio, usando la voce come un violino il cui diapason è l’anima e l’archetto è mosso dall’intelligenza sulla partitura del testo 10. Valutazione: ★ ★ 2 stella Il suo grande amore stato il teatro, ma il cinema di Valeria Moriconi, a dieci dalla sua scomparsa (1931-2005), una fonte di sorprese continue. Se scorriamo la cronologia dei suoi spettacoli possiamo dire che ogni pezzo scelto corrisponde o ad un ritorno: Savinio, Pirandello, Goldoni, Euripide, Bernarhard o ad incursioni nella drammaturgia straniera contemporanea: Coburn, Albee, Miller. [ menù ], 6 V. Jankelevich, L’ironia, Genova, Il melangolo, 1997, p.148. Come ogni vero ironista, non dimentica quello che può essere utile a trasmettere una particolare immagine di sé; colma i vuoti del discorso e frena, attraverso l’ironia, certa naturale propensione all’istrionismo. É sempre questione di scelte. Un dentro-fuori la parte che ha sottratto sempre il suo lavoro alla routine confermando che mai è stata una mestierante, ma sempre una artigiana, che ha acquisito presto precisa autocoscienza del proprio lavoro e del ruolo che in esso intendeva assumere; diventata più nitida e forte dopo aver vissuto esperienze diverse, esterne alla Compagnia dei Quattro. Le prime prove teatrali non mancano infatti di muovere nuova attenzione nei suoi confronti e i giudizi sono spesso lusinghieri: «La Moriconi sta diventando davvero brava, e la sua prostituta con un cuore grosso così è uno dei punti di forza dello spettacolo» 18. Scarseggiano l’apporto disinteressato, l’aiuto sincero, l’attenzione per il merito. Penso che ogni attore riscriva un po’ il proprio testo» 3. Ne è derivata una grande continuata provocazione senza riscossa per la Moriconi che ha saputo toccare tutti i tasti della commozione umanizzando perfino il delitto contro i figli, semmai è possibile, scatenando più che un timore religioso, un’adesione viscerale del pubblico il quale, una volta invitato al banchetto del sentimento, non ha lasciato passare un capoverso senza applausi. Ci vuole la materia» 55. Vacis spiega, nel programma di sala la propria lettura del testo: La rosa tatuata costituisce la cartina di tornasole della trasformazione di sentimenti che sono rimasti immobili per secoli, per millenni e poi in qualche decina di anni sono diventati altro. In ogni ruolo l’attrice ha saputo portare una nota di personale lettura del personaggio; con coraggio ha affrontato, pur nella diversità di condizioni storiche e sociali, l’essenza del femminile che combatte per la difesa della propria realtà di donna contro il maschio, il sistema, la condizione sociale. Parole imperiose escono dalla sua bocca dopo aver visto a Parigi uno spettacolo di Peter Brook; vero e proprio atto d’accusa contro le spese enormi dei teatri a gestione pubblica dovuti spesso ad abnormi scenografie: I miliardi di deficit di tanti teatri a gestione pubblica sono dovuti a dispendi abnormi per le scene. In questa notte insonne il protagonista (uno straordinario Turi Ferro) coinvolge la moglie (Valeria Moriconi), un medico che vive nello stesso palazzo (Adolfo Celi) e un vecchio amico (Enrico Maria Salerno). Proprio parlando di Gérard Philipe l’attrice dice: «Ecco cosa fa un grande attore: il senso della misura e la disponibilità a mettersi nella pelle degli altri». Per abituarmi a muovermi mi scritturò per una particina nella commedia che allora interpretava all’Eliseo, Il medico dei pazzi. Nasce allora l’ultimo folle progetto: riportare in scena un melodramma come La Nemica di Niccodemi, un teatro di parola, di straordinario successo commerciale nel primo Novecento, fatto di scene madri; teatro per una mattatrice che diventa il suo addio al pubblico. L’avvicinamento al personaggio, scrive l’attrice. L’essenza del personaggio insomma viene ad essere il portato di uno scavo in profondità anche sul sé dell’attore che restituisce in gesti, parole, movimenti, sguardi, sostanze, una creazione interiore: «I copioni che recito li aggiusto su me stessa in scena. Qui, nel testo di Eduardo, il napoletano è quello della strada: aspro, duro, violento, proprio come il carattere di questa donna, capace di grandi passioni e grandi crudeltà 48, Un appuntamento rimandato più volte quello con Filumena, nato quando la giovanissima attrice lavora con Eduardo e che prende corpo solo nella maturità quando una nuova coscienza di sé la porta ad incontrarla perché. Nella recitazione allora si accumulano dati di precedenti esperienze, memorie di gesti movimenti, accenti, colti nelle situazioni vissute, capaci di creare un movimento d’attesa nello spettatore sedotto dalla cromie della voce, dalla intensità degli sguardi, ma ammaliato soprattutto dalla forza di un attore-creatore, in grado di dare nuova vita ad un personaggio e di consentire ad un testo di divenire. «Credo che l'interesse dei produttori per il progetto derivasse dal carattere un po' paradossale del soggetto: un giovane ufficiale italiano deve condurre a destinazione non un plotone di soldati ma un gruppo di prostitute. Cinema Trevi. L’unica certezza che ho è che il teatro tornerà ad essere l’unica forma di spettacolo viva e passionale in mezzo a tanti insaccati tecnologici della televisione. Coraggioso. a seguire Le soldatesse di Valerio Zurlini (1965, 120') La regia di Marcucci ha colto appieno la profondità del testo e guidato l’attrice a restituire la polifonia del dire di Emma, «martire dell’attesa», che vive il proprio quotidiano in un tempo ripetuto e vibratile che scandisce i momenti di un vissuto dominato dalla scoperta o dal sogno di un desiderio incestuoso. [ menù ], 16 Così scrive G. Prosperi ne «Il Tempo», 27.4.1957. var sText = "Omaggio a Valeria Moriconi "; [ menù ], 50 R. Sala, Valeria Moriconi è Filumena Marturano, «Il Messaggero», 3 novembre 1986, ora in Come in uno specchio cit., p. 195. In Italia, il poeta Valerio Magrelli. Un senso che si presenta arduo, difficile alle prime prove, esaltante all’atto della recitazione colorata di incubo, di allucinazione e deliri ma asciugata e percorsa da brividi memoriali che rimandano alla sua figura di donna. Lo stile dunque, in lei come in Dina Galli, non si riconosce nelle doti naturali, nella naturale predisposizione alla scena, nella spontaneità recitativa né nella tecnica, ma in qualcosa di più personale e sottile che si identifica con l’artista stesso e si coglie nel processo di ripetizione e differenza che attraversa i singoli spettacoli dove affiora la peculiarità di certi stilemi recitativi, capaci di creare tensione drammatica, da cui si irradiano punti di vista diversi di una stessa visione del mondo e del teatro. Profilo biografico-critico pubblicato nel volume primo del progetto "TEATRO DI MARCA" Figure marchigiane del teatro di prosa del '900 Ed. Un incontro, avvenuto nel 1960 durante una rappresentazione de Il gabbiano diretto da Mario Ferrero, che andrà ben oltre una liason affettiva e costituisce per l’attrice un tourning point culturale e umano. Tanto che l’autore si nasconde. IL RATTO DI PROSPERINA Regia GUIDO DE MONTICELLI TEATRO DI GIBELLINA, 1987 Non volendo, o non potendo intervenire sulle strutture del sistema teatrale, fa la politica delle sovvenzioni. Come si voleva dimostrare. Ma il cinema di Valeria Moriconi, a dieci dalla sua scomparsa (1931-2005), èe una fonte di sorprese continue. Sembra affiorare allora una personale mitologia del maestro: certo le interviste sembrano poggiare l’accento su un ricordo che è presenza, sulla importanza delle decisioni da lui assunte e sul fio che ne ha personalmente pagato; direi invece che non si tratta di mitologia ad uso personale ma piuttosto e invece di una consapevolezza, ogni giorno più lucida e chiara, di ragioni di lungimiranza accompagnata dalla difesa di una libertà e onesta intellettuale che da Enriquez sono passate alla Moriconi senza soluzione di continuità. LA TEMPESTA Regia GIORGIO STREHLER PICCOLO TEATRO DI MILANO, 1970 / 1980 Il repechage di Trovarsi per la regia di Patroni Griffi, dove disegna a tutto tondo il personaggio dell’attrice che vive il dramma della lacerazione tra chi recita e chi vive, se «corona una grande prova d’attrice» capace di controllare la propria recitazione senza virtuosismi ed esibizionismi, bilanciando così la natura sofistica e astratta del testo, non la soddisfa totalmente, anche perché non è stata certo aiutata nella interpretazione dalla teatralità eccessiva dei giovani colleghi. Valeria Moriconi è stata una tra le più significative artiste della scena italiana. Lavorare continuamente con lui mi ha fatto capire come deve essere concepito questo mestiere; se non si è aristocratici nelle scelte, se si scende a compromessi con un certo modo di fare teatro e televisione, si perde il prestigio 24. [ menù ], 30 Con intelligenza l’attrice dice: «Goldoni ha bisogno di una precisione di punteggiature per far ridere sorridere commuovere ironizzare», S. Gentili, «Il Giornale», 20.2.1981. Dà prova di straordinaria duttilità interpretativa interpretando «commossa e spontanea» 16 il personaggio di Ninuccia in De Pretore Vincenzo nel ’57e quello di Mina nell’Arialda di Testori nel ’60. «Maurizio, ingegnere di mezz'età, ben sistemato al servizio di un grosso affarista e speculatore, si sveglia nel cuore delle ore buie, nella sua nuova casa dall'arredamento modernissimo quanto disagevole, con un gran peso sullo stomaco» (Savioli). Per Cecov mi faccio in tre, «La Repubblica», 5 ottobre 1998, ora in Come in uno specchio cit., pp. Il sapore aspro di questo monologo che restituisce un’immagine certo non zuccherosa della maternità viene reso da un’interprete in stato di grazia che trascorre con facilità dall’immagine della vecchia signora borghese che rivive la propria vita, alla carica erotica di un finale travolgente dove l’attesa del figlio vibra di pulsioni incestuose, spogliate di ogni compiacimento. Che è soprattutto una donna che ha sofferto, una donna che è nata in un «basso» e lì ha maturato la propria sapienza, la propria durezza, certa umanità immensa fatta di martirio, ironia, autoironia, miseria sublimata anche prendendosi per il culo. [ menù ], 62 R. Di Giammarco, Gabbiano Moriconi. La svolta2.4. E adesso siamo pronti. Che chi avrebbe qualche buona ragione per cambiare mestiere non lo fa, tira a campare, va avanzi sulla strada sbagliata per forza d’inerzia. : 06.3296872 info@cristinacaremoli.it. Il rapporto tra l’evento teatrale e il pubblico, la comunicazione necessaria di cui la Moriconi era tramite primo, avevano consentito qualche eccesso, favorito in qualche modo l’istrionismo dell’attrice. [ menù ], 13 S. Gaudio, Ritrattino di Valeria Moriconi, «Il dramma», novembre-dicembre 1970, ora in Come in uno specchio cit., p.102. Illudersi che fosse ancora possibile per il teatro ritornare ad essere gioco, fantasia, divertimento e libertà, passione e vocazione alla scelta: Raccontare i miei quaranta anni di teatro concentrandolo in poche righe, sarebbe impossibile. L’attrice modifica in queste interpretazioni il rapporto con i colleghi di lavoro, la sua sintassi scenica e anche l’immagine di sé. p. 63. Intorno a Enriquez ruotavano tutte le compagnie d’avanguardia del tempo: da Memè Perlini a Mario Ricci, a Giancarlo Nanni e Manuela Kustermann. Presenti il vice sindaco Luca Bergamo, l'artefice dell'evento, la giornalista - scrittrice Valeria Paniccia, la cugina della grande attrice, Adriana Olivieri con il … Di questa considerazione e dell’affetto che ne nacque Come in uno specchio porta tracce continue; schegge di memoria trascendono il momento del sodalizio artistico per rimarcare quanto abbia contato per lei la considerazione del Maestro, anche nel rischio di alzare il tiro per puntare su un repertorio di qualità e difendere un’idea di teatro contro miopie e servilismi di varia natura: Credo proprio che la sua scuola sia la vita come l’ha conosciuta lui. Non c’è scarto tra l’idea registica e l’interpretazione dell’attrice che restituisce il personaggio tra passione ed ironia, marcandone l’autenticità. Per il teatro, nel 1957, Eduardo De Filippo le affida la parte della protagonista in De Pretore Vincenzo. In fondo, la sceneggiatura partiva da una chiave di natura intimista: poco a poco l'ufficiale, nel corso del viaggio lungo e avventuroso, finiva per considerare quelle quindici povere ragazze che si prostituivano per miseria, come dei veri soldati del suo plotone. pensando proprio all’attuale situazione teatrale italiana, grigia e faticosa, priva di stimoli, dove le proposte sembrano le fotocopie di quelle degli anni precedenti. É il 1957, data di nascita dell’attrice Moriconi per sua stessa ammissione. Un personaggio che esce dai confini della napoletanità e che giustamente la Moriconi riporta sulla scena del mondo fuori dal folclore napoletano: se le ragioni della scelta, indiretto omaggio al primo maestro, sono da individuare nella volontà di «rompere le scatole», i risultati vanno ben oltre le attese. Vinta cogli anni e attraverso diverse esperienze umane e professionali, la propria rozzezza, dominato il proprio istinto, l’attrice rimarca, con orgoglio, di avere reinventato da sola le proprie radici. Sono scomparsi, non ci sono più 61. «Intrighi d'amore e di gelosie in un quartiere popolare di Roma: un piccolo mondo di bibitari, parrucchieri, ostesse, bulli e "bbone". SOLDATI A INGLOSTAD Regia ADRIANA MARTINO Compagnia MARTINO, 1993 Alla base di questa decisione, dolorosa e coraggiosa, non c’è solo una personale ambizione, l’arroganza - direbbe lei - di chi sa di potere fare meglio, il gusto polemico di sbattere la porta, ma la volontà di fare ciò che in un teatro pubblico e dunque condizionato da un sistema preciso di garanzie non le era più consentito: libertà nelle scelte, sincerità e chiarezza negli atteggiamenti, sfida continua vissuta nel teatro inteso come servizio sociale 68, capace di proporre idee ma fatto con semplicità, quasi in povertà: Il teatro è quello: la possibilità, con una canna di bambù, di raccontare lo spazio, di raccontare il mare, con una foglia di raccontare un bosco, con una tela bianca di raccontare un matrimonio, la storia attraverso i movimenti del corpo, piccoli oggetti. Che cosa fa, infatti, lo Stato? [ menù ], 41 C. Nicoletto, Filumena Marturano, «Il Mattino», 30 gennaio 1988, ora in Come in uno specchio cit., p. 211. Fra i letterati, lo storico Valerio Flacco e il poeta Gaio Valerio Catullo. Il valore preminente che Valeria Moriconi ha progressivamente assunto nel teatro italiano del Novecento si deve al suo essere stata un’attrice di stile; un’arte vissuta nella convinzione, in lei sempre più affinata e percorsa sulla scena, del valore ‘umanistico’ del teatro come colloquio ed educazione del pubblico, come scelta culturale di cui la corporeità dell’interprete é simbolico strumento e veicolo di trasmissione. [ menù ], 39 L. Vaccari, Una bufera di nome Valeria, «Il Messaggero», 24 gennaio 1991, ora in Come in uno specchio cit., p. 251. Testo insolito. [ menù ], 68 L. Vaccari, Una bufera di nome Valeria, «Il Messaggero», 24 gennaio 1991, ora in Come in uno specchio cit., p.251. Anche Goldoni, di cui interpreta Il Teatro comico nel 1993 per la regia di Maurizio Scaparro, non le interessa più 56. Ciò significa non andare incontro alle richieste del pubblico, ma cercarselo e formarlo a poco a poco grazie ad un modo di pensare il teatro che portava a muoversi contemporaneamente su tre livelli: rivisitazione del teatro classico, di quello moderno e nuove scritture per la scena. Il lavoro con Castri riprenderà nel 1990 con Così se vi pare (per la televisione) e La raccontastorie e nel ’93 con Questa sera si recita a soggetto. Rinnovata collaborazione professionale, dopo la rottura del rapporto affettivo, dovuta, secondo l’attrice, alla intrinseca difficoltà del testo di Fabbri; interpretare un personaggio così moderno e nuovo richiedeva, da parte del regista, una conoscenza profonda della donna e dell’attrice e dunque solo la guida di Enriquez le avrebbe consentito di dare il meglio di se stessa. Personalmente scappo da ogni metodo e ogni teoria anche se dico con convinzione che Stanislvskij è stato un grande innovatore e ci ha insegnato finalmente che il teatro non è solo parola, ma gesto, voce, corpo educato, stato d’animo, scelta di vita 43. La Moriconi è forse arrivata a pensare alla propria attività di organizzatore come un fatto naturale: richiesto dalla desolante realtà teatrale italiana, creativa ma in preda a disfunzioni strutturali e a logiche partitiche, mettendola a confronto con quella europea, lottando contro le istituzioni al di là di ogni posizione ideologica, per affrontare i disagi, aprire, da pioniera, le stanze chiuse del teatro italiano: Quando ho cominciato, tutto era affidato all’iniziativa personale, privata, che obiettivamente aveva dei grossi limiti. Tagli a destra e tagli a sinistra. Forse c’è l’ironia. www.fondazionecsc.it. Aveva un grande intuito (almeno questo nessuno lo ha mai negato) e uno straordinario senso del tempo in cui viveva che lo portava ad anticipare i gusti. Ricordo qui solo la interpretazione di Caterina nella Bisbetica domata, di Mirandolina nella Locandiera, e una straordinaria Medea, che Giorgio Prosperi così presentava: Su uno sfondo scenico chiaramente firmato Luzzati si scatena la forza scenica di Valeria Moriconi in una interpretazione temperamentale di sicurissimo effetto, vuoi come prestanza fisica, vuoi come capacità di immedesimazione. Quest’uomo, che tutto il mondo teatrale ci invidia, si chiama Emanuele Luzzati 21). Occorre allora non solo possedere «l’arte del teatro, ma anche l’arte di essere un attore di teatro, l’orgoglio e lo stile del vivere che deve avere chi ha fatto questa scelta» 2. Uno dei presupposti- o sei si vuole dei parametri di metodo- che sorreggono questo nostro lavoro va individuato allora nelle splendide pagine dedicate da Jankélevitch a L’ironia 6. Il rinnovamento del repertorio che Enriquez tenta, portando in Italia autori ancora sconosciuti nel nostro paese, ma anche la sua idea di teatro di qualità inteso come fatto culturale etico, civile, un teatro élitario di massa, restano idee e temi su cui la Moriconi articolerà le proprie conversazioni anche dopo la morte di Enriquez. Posso dire solo che non è ancora nei miei desideri smettere di lavorare anche se tutto è cambiato, ma in peggio, da quaranta anni fa: c’è in atto uno strangolamento nei confronti del teatro, una miopia ottusa, una indifferenza criminale e soprattutto un mostruoso equivoco: che il teatro è morto e se ne può fare tranquillamente a meno. Umiltà che si riconosce nel sottostare alla volontà registica, cercando di coglierne le intenzioni e di realizzarle negando ogni forma di dilettantismo. p.188. Anche le interpretazioni citate (non mette conto soffermarsi sulle esperienze cinematografiche successive, decisamente infelici), sono un documento, forse da rileggere nell’insieme e da adattare ad un racconto che inizia dopo, per cogliere le motivazioni che hanno portato la Moriconi ad abbandonare il mondo della celluloide per il teatro, ma anche per capire la sua permeabilità ad apprendere e disegnare per sé i primi tratti del personaggio che saprà costruirsi negli anni a venire con testardaggine, determinazione, fatica. E ancora sua quella di attuare un decentramento intelligente, portando in giro spettacoli come Gli Innamorati di Goldoni o La bisbetica domata di Shakespeare. Porta allora sempre più nella propria interpretazione i nodi problematici e insieme la solarità del suo essere donna, sia nell’impatto coi classici che con le nuove scritture per la scena, nella volontà di dare al teatro rigore e perfezionismo, di mostrare qualità nelle scelte e impegno ideologico nel tentativo di sottrarlo alla sua mortificante commercializzazione, alla sua omogeneizzazione.
2020 valeria moriconi altezza